FUORILEGGE*: Contributi dalle carceri e un racconto su una due giorni di discussione tra fuori e dentro il carcere.

(Da questa iniziativa è nato il sito presospolitico.noblogs.org dove sono raccolte le lettere, quelle con permesso di pubblicazione, arrivate dalle carceri e le trascrizioni degli interventi, in aggiornamento)

Lo scorso 23 e 24 maggio, presso alcuni spazi occupati per l’occasione all’interno dell’Università di Pisa si è tenuta un’iniziativa “Fuorilegge” di racconto e confronto sulle lotte all’interno delle carceri in varie parti del mondo, con alcune delle esperienze di lotta contro il carcere tra le più importanti tra quelle portate avanti all’interno del mondo anarchico per il ritorno in strada di quelle identità irriducibili, rivoluzionarie, insurrezionali e fuorilegge.

L’iniziativa ha visto nella prima giornata una discussione a partire dalla traduzione italiana di Kamina Libre1 – giunta alla sua seconda ristampa aggiornata con alcuni contributi sull’importanza della memoria viva – come contributo alla campagna di solidarietà per la libertà di Marcelo Villarroel e l’annullamento delle condanne della giustizia militare di Pinochet a suo carico. La presenza di un compagno cileno e alcuni video arrivati dal Cile, ci hanno dato modo di analizzare la storia e il lascito, nel movimento anarchico cileno e non solo, delle esperienze di Kamina Libre. Questo collettivo era caratterizzato da un agire intransigente nel CAS (carcere di alta sicurezza), dalla necessità di uscire dalle regole e rompere l’annichilimento a qualsiasi costo tramite uno scontro permanente sia all’interno che all’esterno del carcere. Questa connessione, tra il dentro e fuori, è inscindibile per poter rendere una lotta dentro, non una mera discussione giuridica o tanto meno un esercizio di radicalismo, ma una lotta con l’obiettivo del ritorno in strada dei compagni, non per un ideale astratto di libertà, ma per poter continuare a lottare in una prospettiva insurrezionale e distruggere la società di cui il carcere è lo specchio. Con questo compagno abbiamo anche potuto dibattere su ciò che è stato il movimento dei prigionieri politici della rivolta del 2019 in Cile, e di come la “memoria negra”, se mantenuta viva, tenga i compagni e le compagne che non sono più al nostro fianco, perché in prigione o morti in azioni, vivi e quotidianamente presenti nelle lotte e nelle strade, cercando di non rendere queste figure martiri o eroi. A questa discussione hanno contribuito anche delle lettere inviateci dalle carceri. Alcune lette all’ interno dell’iniziativa, come quelle di Marcelo Villarroel2, Francisco Solar3 e Juan Sorroche4, ed altre arrivate non in tempo, che si possono trovare nella sezione della pagina5. Questi prigionieri anarchici, dalla conoscenza e lettura di Kamina Libre, hanno condiviso le loro riflessioni e domande su come oggi si possa lottare da dentro e da fuori e non relegare la lotta anticarceraria all’ambito tecnico, giuridico, assistenzialista o vittimistico, nonostante le condizioni interne siano oggi differenti, anche per la popolazione carceraria. A questo dibattito è intervenuto , anche se obbligato da malevoli mezzi tecnologici, il compagno anarchico Gabriel Pombo da Silva 6che da poco è nuovamente in libertà, dopo aver passato oltre 30 anni tra le carceri di Spagna e Germania, sempre combattendo dentro al carcere con dignità e senza vendersi al nemico, e che decise, insieme alla compagna anarchica Elisa, di annunciare il loro passaggio alla clandestinità così: “Siamo un clan nomade che va di paese in paese alla ricerca di complici che praticano l’anarchismo…che disturba i servitori dello Stato…abbiamo deciso di vivere nell’ombra”.

Non è stata una ricostruzione di una realtà a sé stante, perché “il ricordo è sventura se visto come coerenza senza pietà”. È stata una discussione senza un punto di arrivo predeterminato, un confronto che prendeva spunto dalle esperienze, dalle sollecitazioni e dai racconti. Domandarci oggi come lottare tra dentro e fuori le mura delle prigioni nasce dalla convinzione che il carcere è parte integrante e fondamentale dei meccanismi di oppressione e sfruttamento. L’esperienza della carcerazione in questa società può diventare un’esperienza comune per ogni individuo, una dimensione altamente probabile all’interno di una vita dalla cui miseria non vi è alcuna via di uscita se non tentando la via dell’illegalità, rischiando quindi di passare per “l’imprevisto della prigione”: questa sofferenza senza assoluzioni può portare tanto all’autodistruzione quanto alla strada della rivolta per chi non ha da perdere altro che le proprie catene. Per questo affilare le armi è nostro compito! Durante questa due giorni è stato anche letto e distribuito un contributo arrivato da un compagno, Paolo7, rinchiuso ad Uta e in sciopero della fame contro le condizioni detentive a cui sono sottoposti quotidianamente tutti i prigionieri di quel carcere, che raccontava la sua storia di fuorilegge, come negli anni ha visto cambiare la popolazione carceraria e dei tentativi di costruire una lotta da dentro.

Il giorno successivo, attraverso lo spunto che veniva dai racconti delle fughe più spettacolari raccolte e riedite in Adíos Prisíon, è stato invece un momento per poter ascoltare le parole della compagna Pola Ropa, appartenente all’organizzazione Lotta Rivoluzionaria attiva in Grecia, che ha avuto la pazienza e la disponibilità nel narrare la sua esperienza. Partendo dal periodo di attività di questo gruppo, ha raccontato qual è per lei il significato e il motivo della latitanza e le problematiche che ha incontrato durante il tentativo di far evadere, sequestrando un elicottero, il compagno Nikos Maziotis e altri prigionieri. Il racconto, emotivamente coinvolgente, ha anche evidenziato come, alcune azioni, anche quelle per la liberazione totale, si scontrano con dei grandissimi limiti se non vi è una concreta solidarietà esterna. Un contributo scritto è arrivato anche dal carcere di massima sicurezza di Domokos da Nikos Maziotis8, che ha evidenziato il rapporto tra solidarietà, guerriglia e lotta insurrezionale tra i rivoluzionari e il movimento anarchico/antiautoritario dal 2010 ad oggi.

Questa discussione ha avuto anche la partecipazione (sempre tramite gli odiosi mezzi tecnologici) di un compagno anarchico9, che da oltre un ventennio è parte di quelle lotte contro il carcere e la società che ne ha bisogno, proveniente dal territorio occupato dallo Stato del Messico.

Con lui si è potuto avere un racconto diretto e approfondito di come, dopo tanti anni, i compagni si sono organizzati in un’assemblea che sostenesse apertamente i prigionieri che hanno scelto la via della fuga e della clandestinità, parlando del caso di Miguel Peralta10 un anarchico indigeno latitante, e di come hanno riflettuto e scelto – per la prima volta dopo aver avuto per anni situazioni in cui l’appoggio al compagno o compagna in fuga si limitava a mantenere in un quadro di silenzio complice e di aiuto fattuale di sostenere e lanciare delle iniziative per parlare e diffondere apertamente le idee, le parole di questo compagno e le ragioni della sua lotta e della sua fuga. Ha posto poi l’attenzione su come superare il rimosso, il tabù del non parlare per non essere inseriti in quelle famose liste e inchieste di sospetti solidali che diventano immediatamente complici dei fuggitivi, ma comunque ponendo attenzione alla sicurezza del compagno/a latitante.

Ha infine fatto un breve racconto delle esperienze di lotte vissute dentro le carceri nell’ultimo decennio a Città del Messico, dell’utilizzo da parte dello Stato di accuse di connivenza tra il mondo anarchico e quello dei narcos come nel caso di Jorge Ezquivel, prigioniero anarchico detenuto del carcere di Città del Messico. Questo caso si intreccia con le esperienze di lotta contro il carcere della scorsa decade, quando azioni, sabotaggi contro i simboli del dominio, e contro l’aumento del biglietto dei trasporti, durante il “decembre negro” che in Messico è stato una chiara espressione di solidarietà insurrezionale internazionalista anche con i prigionieri rivoluzionari greci Nikos Romanos e Yannis Yiannis Michailidis in sciopero della fame nelle carceri greche in quel periodo. Alberi di Natale, metro e stazioni dei bus sono andate a fuoco: queste sono solo alcune tra le molte iniziative che hanno avuto luogo in quegli anni di fermento insurrezionale, che ha visto anche lo svolgersi, dentro al più grande auditorium occupato, del primo congresso internazionale anarchico insurrezionale con la partecipazione tra gli altri (via Skype perché non gli venne concesso l’ingresso nel paese) anche del compagno Alfredo M. Bonanno. Questo decennio di lotte all’interno delle carceri, dati i numerosi arresti tra compagne e compagni anarchici e non solo, come Fernando Barcenas, Fernando Sotelo, Abram Cortez, Amelie,Fallon e Mario ha avuto il tratto distintivo del rifiuto di aderire alle buone condotte e alla servitù volontaria imposta dall’amministrazione carceraria. Ci sono state varie esperienze di autorganizzazione: da laboratori di scrittura anarchica fino alla realizzazione di un periodico “Cañero”11. Questo giornale veniva prodotto e distribuito sia all’interno dei vari istituti penitenziari che fuori, il quale raccontava le condizioni e le lotte carcerarie, oltre ad essere uno strumento di unione tra i prigionieri per rompere la dispersione che li vedeva divisi in vari penitenziari, fu anche utile per sviluppare ed esprimere la loro posizione contro l’amnistia. In quegli anni sono anche stati portate numerose lotte, come ad esempio uno sciopero della fame per la liberazione totale e contro il carcere, lanciato con le seguenti parole:

nella nostra concezione, è costituito dalla società nel suo complesso, mentre le prigioni fisiche sono solo un’espressione concreta dell’isolamento sociale che sostiene e legittima il potere ed è per questo che non ci rivolgiamo ai media, né alle classi dirigenti, ma ci rivolgiamo e parliamo ai nostri compagni dell’immensa prigione chiamata terra che, come noi, sono anch’essi figli della guerra per il solo fatto di essere nati diseredati.”

Da questo progetto di traduzione12 di Kamina Libre, abbiamo preso la decisione di realizzare questa due giorni di incontri anche per poter contribuire a discutere, trovare spunti e domandarsi come poter portare avanti, da fuori, un supporto e una solidarietà attiva alle lotte dei prigionieri, un riconoscersi nelle lotte, nelle insurrezioni, nella rivolta, e nella solidarietà internazionalista. L’ascolto e il confronto con compagni e compagne che hanno negli anni lottato, e che lottano, contro il carcere è fondamentale, nonostante il tempo mai sufficiente, per riflettere su alcune possibilità ed esperienze.

Questa due giorni di discussione nasce per oltrepassare i imiti riscontrati nel sostenere le rivolte che avvengo all’interno, come ad esempio abbiamo visto nel 2020 durante l’emergenza covid, così come in questi ultimi anni durante i quali ci sono state altre rivolte nelle carceri in varie parti di Italia, che però non sono riuscite a dilagare e dialogare con il fuori e dalla necessità di rispondere all’ attacco degli Stati contro le lotte portate avanti sia dentro che fuori le carceri, dall’Italia con l’ex DDL 1660, al Cile, alla Grecia e alla Francia. Questo tipo di attacco, che passa dalle riforme del sistema penitenziario tra le altre cose, a nostro vedere, ha un carattere preventivo in un orizzonte di guerra e conflitto sociale che ribolle sempre più sotto la superficie, in continuità diretta con l’applicazione del 41bis ad Alfredo. Pensiamo infatti che l’attacco ad Alfredo sia stato un monito da parte dello Stato nei confronti di chi persevera nel sostenere le idee e le pratiche rivoluzionarie, quello Stato che deve cancellare tanto la possibilità quanto la memoria della lotta armata in questo paese, di cui l’azione contro Adinolfi di Ansaldo Nucleare, rivendicata da Alfredo in tribunale a Genova, è una delle più recenti testimonianze. Ma soprattutto, ci siamo domandati cosa vuol dire continuare a sostenere una battaglia del primo compagno anarchico seppellito nel sottosuolo del carcere di Bancali in 41 bis e dell’espansione del modello di questo regime in varie parti del mondo, dal Cile alla Francia, con lo Stato italiano sempre più esportatore di regimi di isolamento.

Nella seconda giornata sono state ripercorse le motivazioni della lotta e la mobilitazione in solidarietà ad Alfredo Cospito. La discussione è stata introdotta su dei punti critici e di domanda contenuti in questo testo13 “dal centro alla periferia”, che hanno permesso di riflettere anche sugli elementi di riuscita della mobilitazione che, seppur sotto mille difficoltà e, in una situazione “ai minimi termini del movimento anarchico”, è riuscita a portare fuori le ragioni, le parole, e l’identità di Alfredo Cospito, che ha sostenuto uno sciopero della fame durato per ben 181 giorni. Una mobilitazione che ha avuto carattere internazionale di solidarietà e di azione diretta, durata oltre dieci mesi e iniziata molti mesi prima dello sciopero di Alfredo, per cercare di infrangere la coltre di silenzio dove avrebbero voluto relegarlo.

Questa mobilitazione vede ora la vendetta dello Stato contro chi si è mobilitato in quei mesi, come con la richiesta di condanne per oltre 6 anni per resistenza aggravata, travisamento, lancio di oggetti e concorso morale in danneggiamento per un corteo a Milano, l’11 febbraio del 2023 contestualmente a quando Alfredo era stato trasportato in ospedale. Il concorso morale, elemento che sarebbe da approfondire, è anche uno degli elementi centrali dell’operazione City con 19 richieste di condanne per devastazione e saccheggio in riferimento al corteo del 4 marzo 2023 a Torino. A questa discussione ha portato il suo contributo e saluto Lello Valitutti, che da oltre un anno si trova agli arresti domiciliari per questo corteo e per il processo del Brennero. Lello ha oggi una situazione medica complessa, e questo, ci ha detto, gli rende impossibile poter presenziare e poter esercitare pienamente il suo diritto di difesa al processo dell’operazione City del prossimo luglio che lo vede imputato insieme agli altri compagni e compagne accusati appunto di concorso morale in devastazione e saccheggio. Si trova quindi a dover chiedere la sospensione del processo per motivi di salute.

Concludiamo con alcune considerazioni uscite da questa discussione:

Siamo ad un anno da quando lo Stato e la DNAA con quasi certa probabilità proporranno di mantenere Alfredo Cospito in 41 bis, e magari mandarci anche degli altri prigionieri anarchici.
Questo nonostante siano cadute le accuse del processo dove lo Stato ha provato a colpire l’agitazione e la propaganda anarchica verso i compagni e le compagne del quindicinale Bezmotivny, nel quale l’accusa ha provato a delineare la figura di Alfredo, nel procedimento Scripta Scelera come quella figura apicale nell’ambito di un certo segmento del movimento anarchico. Dipingendo una istigazione a delinquere con lui come “orientatore”, anche dopo l’assoluzione piena per il processo Sibilla, dove lo si accusava direttamente di essere un “istigatore” in un ambito, quello del movimento anarchico, che ha nell’autonomia di pensiero e azione il suo fulcro. Assieme al processo Scripta Manent l’operazione Sibilla è stata determinante nel trasferimento in 41 bis di Alfredo Cospito. Con la mobilitazione partita dalla lotta di Alfredo si è aperto un dibattito, si sono create delle crepe sul 41 bis, sull’ergastolo ostativo e sul carcere duro, apice del sistema repressivo, che è talmente risuonato, che a volte, di fronte ad alcuni carceri dove esistono le sezioni di 41 bis i detenuti dall’interno erano i primi a lanciare il coro “fuori Alfredo dal 41 bis”. La lotta non ha avuto una dinamica essenzialmente anti repressiva, né intrapresa unicamente dagli avvocati, ma ha rilanciato l’iniziativa del movimento anarchico e rivoluzionario più in generale per contrastare l’offensiva del capitale e dello Stato, questo nonostante viviamo in tempi di elogio del disimpegno, di smobilitazione permanente, di rassegnazione imperante.

La lotta di Alfredo ha permesso di portare avanti un dibattito sul 41 bis e sulla repressione in Italia, ha soprattutto messo in contraddizione tanto lo Stato con le sue emanazioni (si veda il cambio del parere della DNAA sul mantenerlo in 41 bis che si è scontrato con Nordio), così come anche la mobilitazione esterna ha creato problemi all’apparato repressivo, con la forza di portare le parole e la lotta di Alfredo in ogni angolo possibile e con le più differenti iniziative, riprendendo in modo conflittuale la presenza nelle strade, nelle piazze, fuori dalle carceri. Dire “fuori Alfredo dal 41 bis” ha imposto nel dibattito la figura di Alfredo, della sua storia, in un’ottica di incompatibilità con ogni compromesso o soluzione politica di sorta nonostante delle componenti para istituzionali della sinistra abbiano tentato di insinuarsi all’ interno della mobilitazione.

Oggi l’importante è poter discutere di come, oltre alla vita di Alfredo, siano stati messi in gioco anche il senso e  la prospettiva della solidarietà, un principio da anni sotto costante attacco da parte delle procure antiterrorismo di tutta Italia e non solo. Dalla fine dello sciopero della fame, e ora che la mobilitazione si è praticamente fermata, lo Stato cerca di prendersi una rivincita su questo compagno, come dimostrano anche i recenti aggiornamenti sulla sua prigionia, ovvero il ritorno del graduato del GOM, precedentemente allontanato per il suo coinvolgimento nello “scandalo intercettazioni”, alla direzione della sezione 41bis del carcere di Bancali, ha portato con sé un ulteriore inasprimento delle condizioni già dure in questo regime per Alfredo. Oggi è necessario riflettere su un dato di realtà: questa mobilitazione per quanto insufficiente a tirare fuori Alfredo dal 41 bis, alla chiusura di questo regime detentivo e anche alla liberazione di Alfredo e di tutti i prigionieri le prigioniere, ha certamente alimentato delle scintille non proprio ordinarie, da cui sarebbe auspicabile trarre insegnamento e stimolo per la realizzazione di una progettualità che vada oltre l’emergenzialità del momento. A questo proposito, riflettendo su come non fossilizzarsi su una lotta anticarceraria, l’applicazione del 41bis ad Alfredo sarebbe da mettere in una relazione più esplicita con le politiche di guerra dello Stato italiano. Sempre su come proseguire la lotta in solidarietà ad Alfredo e al sostegno alle pratiche da lui portate avanti è stata anche rimarcata l’importanza di portare il caso di Alfredo nelle lotte contro il nucleare. Come proseguire adesso data la realtà della situazione di oggi è una delle domande per cui abbiamo pensato valesse la pena incontrarsi e riflettere. Mentre gli Stati si attrezzano per la guerra e i profitti sugli gli armamenti crescono a dismisura, mentre prosegue il genocidio in Palestina, e con l’approvazione di un decreto sicurezza che attacca gli oppressi, questi signori si affrettano nuovamente a processare gli anarchici, un nemico interno da debellare perché da sempre in opposizione al capitalismo, allo Stato e alle sue politiche di guerra. Sabotare il fronte interno significa quindi anche rilanciare la solidarietà ad Alfredo e a tutte e tutti i prigionieri e le prigioniere.


Per scriverci e copie:
presospolitico@anche.no
https://presospolitico.noblogs.org/

Il seguente testo è disponibile anche in spagnolo e inglese

*Perchè il titolo”Fuorilegge”

1 https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/05/e-uscito-la-prima-edizione-italiana-di-alcuni-scritto-su-kamina-libre-identita-irriducibili-di-una-lotta-anticarceraria/

2 https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/03/marcelo-villarroel-su-iniziativa-fuorilegge-due-giorni-di-discussione-contro-la-galera-tra-dentro-e-fuori/

3 https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/fransisco-solar-prigioniero-sovversivo-anarchico-detenuto-nelle-prigioni-del-territorio-occupato-cileno-carcere-azienda-la-gozalina-rongagua/

4 https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/juan-sorroche-prigioniero-anarchico-italia-as2-terni/

5 https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/04/contributi-dal-carcere-senza-frontiere-alledizione-italiana-di-kamina-libre/

6 https://www.rivoluzioneanarchica.it/notizie-prigionieri-anarchici-elisa-di-bernardo-stiamo-vincendo-delle-battaglie-per-la-liberta-di-gabriel-pombo-da-silva/

7 https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/04/paolo-todde-compagno-prigioniero-ad-utaca-contributo-percorsi-di-lotta/

8 https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/nikos-maziotis-prigioniero-anarchico-condannato-per-le-azione-di-lotta-rivoluzionaria/

9 https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/04/messico-da-citta-del-messico-un-contributo-sulle-lotte-esperienze-di-complicita-tra-fuori-e-dentro/

10 https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/24/da-qualche-luogo-sulla-terra-aggiornamenti-e-scritti-dalla-latitanza/

11 https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/el-canero-1-stampa-carceraria-dal-messico/

12 https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/24/presentazione-progetto-di-traduzione/

13 https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/24/dal-centro-alla-periferia/