JUAN SORROCHE -prigioniero anarchico Italia AS2 Terni
“Contributo alla discussione sul libro uscito in Italia:
“alcuni scritti su kamina libre” identità irriducibili di una lotta anticarceraria”
“la lotta è la nostra, ogni gesto contro questo mondo ha la tua impronta…
perché siamo un unico branco che non dimentica mai i suoi e le sue,
indipendentemente, da dove ci troviamo.”
– Lettera pubblica di Marcello Villarroel 14/09/19 –
Hola a tutte e tutti i presenti all’ iniziativa che si fa oggi. Un saluto per primo a chi ha creato questo spazio di confronto di solidarietà rivoluzionaria per la lotta antiautoritaria e che mi ha dato la possibilità di esprimermi qui, e anche per la solidarietà che spesso esprimete. Uno speciale saluto a tutti e i compagni/e prigionieri sovversivi, e anarchici che lottano in Cile e nel mondo. Saluto in particolare Franscisco Solar, che dopo anni è uscito dal’ isolamento.
Voglio ringraziare tutti i compagni/e che hanno fatto uscire questo libro, sia in Cile che in altri paesi e per il bel lavoro che hanno fatto e la passione nel farlo. Come in Italia dove i compagni/e hanno tradotto dal “castellanos” tale esperienze del Cile, e cosi velocemente.
Un buon lavoro, con una bella impaginazione tra il classico e il punk.
Eh,…
Mi piace.
Faccio una piccola premessa: io credo fortemente nell’importanza empirica e pragmatica che hanno i libri e i giornali per l’anarchismo, e non solo, che tende verso la lotta, e sono mezzi di pensiero e che protendono, stimolano e realizzano la prassi. I libri per me sono pensiero e azione, non separabili, sono un tutt’uno.
I libri, i giornali, spesso vanno ben oltre un esclusiva lettura d’evasione, e credo anche che bisognerebbe stare molto attenti per evitare la creazione di miti ed eroi anarchici o libertari da idolatrare. Io sono convinto, ci credo saldamente, che sta a noi anarchici e libertari imparare dalle esperienze passate e portare avanti questo sentimento- realizzazione della lotta libertaria contro ogni autorità. Ma, come ci insegnano tanti di questi compagni, del passato- presente, è con l’esempio,l’agire, che si necessita di definire queste metodologie anarchiche e sovversive antiautoritarie.
Questo è un prezioso insegnamento di queste esperienze fattuali che dovremo apprendere bene
E queste radici sono anche la radicalità dell’anarchismo e dell’anarchia e dei sovversivi antiautoritari che utilizzano e sperimentano fattualmente le diverse e diversificate metodologie rivoluzionarie- libertarie.
Radici che provengono da un assestamento profondo e storico, da cento cinquantanni dell’ anarchismo rivoluzionario e sovversivo libertario che è sperimentato e nel campo dell’ azione rivoluzionaria in generale. Con tutti i suoi paradossi e grandi contraddizioni.
Queste sono ricette, tattiche e strategiche alla portata di tutti, per chi oggi cerca un anarchismo o delle metodologie libertarie, che non delega al mero attivismo democratico e autoritario, anarchici e sovversivi libertari che agiscono nel qui e ora, nel presente. E allo stesso tempo riescono, ancora e ancora a sognare, immaginare, condividere, creare e hanno come bussola una visione dell’ utopia anarchica e antiautoritaria nelle diverse condivisioni di un mondo libertario.
Rispetto al libro uscito in Italia: “ alcuni scritti su kamina libre: identità irriducibili di una lotta anticarceraria”. Quando l’ho riletto, avevo letto l’edizione in “castellanos” ho ritrovato diverse questioni interessanti. Le condizioni carcerarie di quei territori che in Italia ne sappiamo molto poco,
come è la quotidianità dei compagni nelle prigioni del Cile.
Le questioni storiche delle diverse evoluzioni politiche rivoluzionarie di lotta dei compagni in Cile e in particolare di Kamina libre. LE affinità create in anni di lotta- vita dentro- fuori e fuori- dentro le carceri è il filo conduttore antiautoritario e anarchico con delle prospettive rivoluzionarie-libertarie che arriva fino ai giorni nostri. La qualità, l’utilità e la necessita ancora oggi nell’ organizzarsi, articolarsi dinamicamente. Anche se il progetto specifico di “ kamina libre” non esiste più. Dopo l’auto dissoluzione specifica del gruppo di prigionieri di “kamina libre” un compagno, Marcelo scriveva cosi riguardo allo sviluppo e alla trasformazione su tale collettivo non più in quella forma specifica:
[…]E’ dal momento fino oggi nel quale il kontributo di detto kollettivo si ha mantenuto e approfondito nelle kostruzione autonoma per la lotta per l’abolizione delle prigioni, per la distruzione della società Karceraria, per le kreazioni di reti di komplicità, per la proliferazione della lotta antiautoritaria, per le relazioni delle diverse -micro culture di resistenza in Cile e nel mondo, e che chiaramente, senza ambigutià sono per la guerra sociale .”
– Giornale anarchico ; “Tinta di fuga”, n 1 2021 Cile, sulla resistenza alla prigione e la necessità di allargare la lotta anti-karceraria ( I parte)- Marcello Villarroel-
Ecco, quella forma non è più utile, ha fatto il suo corso strumentale e ci si sbarazza della forma.
Ma, quello che viene mantenuto ed approfondito e sviluppato, collettivamente assieme e continuamente, sono i principi, e le metodologie strumentali quelle che possono e sono utili qualitativamente e che sono essenziali per la lotta antiautritaria a lungo andare. Continuando a svilupparsi collettivamente e autonomamente, per espandersi nella prospettiva delle lotte anarchiche e antiautoritarie in connessione con fuori e dentro e ne sono parte qualitativa questi compagni sovversivi antiautoritari e alcuni anarchici del Cile che con la loro lotta di prassi lo hanno sperimentato fattualmente creando connessioni con la lotta fuori- dentro e dentro-fuori trasformandolo in prospettiva come una parte del tutto essenziale della visione internazionalista – libertaria nel mondo. E oggi ci sono ancora queste continuità essenziali delle lotte fuori e dentro le carceri e che sono parte di questo bagaglio come metodologia strumentali di tutti quei compagni anarchici e antiautoritari che vogliono lottare collettivamente articolandosi dinamicamente. Spesso tanti di questi compagni del Cile, e non solo pagandolo caramente, anche con decenni e decenni di carcere e con anni di isolamento, come ad esempio ultimamente i compagni/e Francisco e Monica. Oppure spendendosi nella lotta con passione, come il compagno Luciano Pitronello morto poco fa in un incidente, che ci ha mostrato con l’esempio la gran dignità e la sensibilità e il coraggio dell’ anarchico in lotta. Come Mauricio “el punky” morto in un azione trasportando un ordigno. E Bau uccisx nella lotta Mapuche, cosi come tanti altri.
E non è un caso che i compagni Cileni hanno questa speciale attenzione di sensibilità per i nostri morti; quelli uccisi nella lotta di classe contro l’autorità dello Stato-capitalista e soprattutto provando a non trasformarli in martiri, portandoli spesso con il pensiero e con le parole nel cuore della prassi delle lotte di cui essi e tutti noi facciamo parte.
Credo anche molti importante e interessante e da approfondire l’approccio utilizzato di come portano avanti le rivendicazioni specifiche in carcere, questi compagni cileni. Come si pongono degli obbiettivi specifici, ma con prospettiva a lungo andare e che hanno come obbiettivi la liberazione dei compagni.
E senza perdere mai la bussola delle progettualità generali di rottura rivoluzionaria- libertaria.
Questo è quello che ho apprezzato personalmente negli approcci di questi compagni/e nelle realtà della lotta carceraria.
Questo è quello che ho apprezzato personalmente negli approcci di questi compagni/e nella realtà della lotta carceraria. Portare avanti rivendicazioni specifiche anche a lungo andare senza perdere la visione generale di rottura antiautoritaria. Apprezzo la coerenza e l’umiltà e la sincerità nell’ esporlo e proporlo agli altri compagni come lotta antiautoritaria. E soprattutto senza inutile polemiche di negazioni metodologiche delle altrui prassi rivoluzionarie libertarie.
Ossia senza chiacchiericci, come principi etici e metodologici, anche perché come principi e metodi il chiacchiericcio non apporta niente di positivo e utile qualitativamente nella lotta- vita antiautoritaria.
Questi compagni lo propongono con l’esempio delle azioni di lotta affermative. Sono quest’ultime che comunicano complicità e creano relazioni di lotta- vita.
Come la proposta dello sciopero della fame liquido che i compagni prigionieri anarchici e sovversivi della rivolta in Cile hanno fatto nel 2021 con 50 giorni di sciopero contro le modificazioni della legge di l 321, e che tocca in particolare il compagno Marcello Villarroel con una forte e ampia solidarietà rivoluzionaria fuori e dentro le carceri, con diverse e diversificate forme di lotta e senza mai perdere la bussola della progettualità generale di rottura rivoluzionaria-antiautoritaria e rivendicandola.
E’ importante ricordare e bisogna tenerlo presente e in mente, che queste esperienze sono connesse allo sviluppo continuo del contesto di lotta sovversiva fuori e dentro le carceri nel contesto Cileno molto prima, durante e dopo le rivolte sociali dell’ottobre 2019 essendo presenti, come parte della trasformazione della lotta e che hanno una continuità nel tempo- spazio della lotta metodologica che arriva fino ad oggi a noi.
Anche per ciò ho voluto essere parte esprimere la solidarietà internazionalista e la mia complicità come prigioniero anarchico in Italia ai compagni prigionieri del Cile e del mondo.
Ed essere parte di quel tutto, di queste reti di relazioni di resistenza informale ed eterogenee come esperienze di lotta-vita assumendomi collettivamente la lotta con la partecipazione alla loro proposta dello sciopero della fame liquido dei compagni prigionieri sovversivi, anarchici in lotta dalle carceri Cilene nel 2021.
Certo non nascondo che non è solo stato questo, ci sono anche stima, simpatia ed amicizia a radice di corrispondenze intraprese nelle prigioni molto prima di essere prigionieri qui,però oggi per quanto mi riguarda la stima e la complicità e credo reciproca, verso questi compagni, si sono allargate a radice di queste condivisioni fattuali della lotta, creando di fatto sentimenti forti di solidarietà tra compagni prigionieri. Certo lotte sporadiche nel tempo, e specifiche e nonostante non ci conosciamo di persona.
Però la solidarietà rivoluzionaria non si misura come matematica, per accumulo meccanicistico nel tempo e nello spazio, è una prassi empatica viva e dinamica e soprattutto continua nel tempo-spazio. E che oltrepassano muri e frontiere, non sono solo slogan astratti, per ciò credo sia importante, fondamentale oggi continuare e continuare con i compagni questa solidarietà internazionalista che sia di prassi rivoluzionaria- libertaria, nonostante le grandi difficoltà e momenti difficili che vedo oggi nel nostro movimento di lotta anarchico in Italia.
Comunque questo approccio e metodo io credo sia lo stesso che abbiamo saputo fare collettivamente qui come anarchici e lo abbiamo visto nelle lotte per il declassamento di Alfredo Cospito del 41 bis e contro l’ergastolo, come lo abbiamo sperimentato in diverse lotte con rivendicazioni specifiche come per l’Aquila. Per chiudere la sezione di As2 come lo stesso metodo che si è utilizzato in Grecia di un pugno di prigionieri sostenuti in un assemblea di compagni che ha portato all’ abolizione delle carceri speciali, al ridimensionamento- travisamento durante i cortei e a quella sul DNA, non proprio bruscolini. E tante altre situazioni. Eppure alcuni compagni non mancarono di sottolineare i limiti e che certo ci sono tutt’oggi in questo metodo. Però io credo, sono convinto che sono utili qualitativamente, come si sono sperimentati e sono parte strumentale di noi anche storicamente, ma che bisognerebbe affinare consapevolmente alla base come metodi, e non i limiti. Per uscire dal rincorrere il solito emergenziale e apprendere per saperli riprodurre con prospettiva, io credo, sono convinto, che questa continuità sperimentale nel campo dell’ azione rivoluzionaria- libertaria nel mondo può avere un enorme potenziale di qualità e di forza reali che sono ancora da scoprire in noi stessi come un gran potenziale nascosto e da scoperchiare.
Essendo consapevole che queste mie osservazioni come contributo sono filtrate sempre dal buco della serratura della cella carceraria e possono facilmente essere fuorviate dai limiti imposti dall’ isolamento del carcere, vi saluto con un forte abbraccio e stima.
Buon proseguimento nella vita- lotta con amore e anarchia !
Contro tutte le strutturazioni carcerarie repressive di questa società!
Contro la guerra per la rivoluzione-libetaria!
Juan soroche cpc as2 Terni
23/04/2025
Ps: se volete potete pubblicarlo dove volete una volta fatta la discussione e sarebbe bello che fosse tradotto in castellano per i compagni/e Cileni, Grazie.
MARCELLO VILLARROEL SU INIZIATIVA: “FUORILEGGE. Due giorni di discussione contro la galera tra fuorie dentro.
Cari compagni della regione occupata dallo Stato italiano, vi inviamo un abbraccio fraterno, pieno di affetto e lealtà dalla prigione La Gonzalina, qui a Rancagua, nella zona centrale del territorio occupato dallo Stato cileno.
Un abbraccio fraterno, sovversivo, anarchico, antiautoritario, un abbraccio che si fonde con il rispetto, l’affetto e la gratitudine di poter continuare a mantenere il legame di complicità insurrezionale con voi nel territorio dello “stivale” occupato dallo Stato italiano.
Voglio dire che la giornata che ci riunisce ha a che fare con la storia di Kamina Libre, la presentazione del libro scritto qui in Cile e che ha varcato i confini ed è stato pubblicato in Argentina, distribuito in Spagna, Germania, nella regione cilena e ora in Italia.
Per me è molto significativo che ora sia possibile tradurlo in italiano e vorrei raccontare una breve storia. All’inizio degli anni 2000, compagni della vostra regione, del vostro territorio, sono venuti nel Cono Sur di Abya-yala, come lo chiamiamo noi, in quella che i colonizzatori europei chiamano America.
Allora, nel Cono Sur, nella zona dove si trovano il Cile e l’Argentina, sono arrivati alcuni compagni e alcune compagne italiane.
Alcuni e alcune di loro ci ha fatto visita in prigione durante il mio precedente arresto. Grazie alle loro pubblicazioni, abbiamo potuto conoscerci superando la barriera linguistica, cosa non così difficile, perché nonostante tutto siamo riusciti a capirci. Da lì è iniziata una storia intermittente di legami con diversi compagni e compagne della vostra regione che dura ancora oggi.
Sono passati 23 anni, un legame segnato da diversi processi che si sono mantenuti nel tempo. Ciò significa che non è solo il legame di complicità insurrezionale che ci unisce, ma la profonda convinzione che la nostra lotta antiautoritaria sia, prima di tutto, una lotta per la distruzione dei confini. Possiamo parlare lingue diverse, ma parliamo lo stesso linguaggio di guerra contro l’esistente.
Per me questo è qualcosa di profondo valore perché trascende contesti, momenti e transitorietà, poiché significa che non si tratta di legami costruiti su una relazione temporanea e utilitaristica, ma di legami che durano nel tempo perché basati sulla profonda convinzione che, tra compagni e compagne di diverse latitudini che percorrono strade comuni, possiamo abbattere tutto ciò che ci opprime, reprime e sfrutta. I confini, il settarismo, la mancanza di riflessione, la necessaria ricerca di una fluida interrelazione, il necessario dibattito su ciò che abbiamo fatto, ciò che cerchiamo, ciò che facciamo, le nostre intenzioni, la condivisione delle nostre storie con tutti i loro dettagli.
Sono tutti questi aspetti che rafforzano un legame che si trova soprattutto nell’essere umano. Sapere che voi là, come noi qui, avete pagato un prezzo enorme per aver affrontato il dominio, per aver affrontato la società carceraria, per aver affrontato il potere perverso dell’autorità. Voi là, con i sistemi di isolamento, sorveglianza, controllo e punizione dello Stato, con tutto l’apparato repressivo della società carceraria italiana, siete riusciti a resistere al passare del tempo.
Siete riusciti a mantenere viva la fiamma dell’anarchia. Siete riusciti a mantenere la vostra pratica nonostante il 41 bis, nonostante tutto l’apparato di controllo e punizione. Una pratica che da voi là, si è mantenuta nel tempo, in particolare la pratica antiautoritaria degli ultimi 30 anni, 28 anni, 25 anni, un po’ più, un po’ meno..
E invece qui,
una pratica antiautoritaria che ha elementi propri del nostro particolare temperamento (spa: idiosincrasie), delle nostre particolarità.
Posso dire che è incredibilmente gratificante per me sapere che continuiamo a mantenere dei legami e che ora sono vivi sotto forma di libro. La storia di Kamina Libre è una storia viva, ancora presente negli ambienti di lotta, nella controcultura, negli spazi di resistenza anti-carceraria. La storia di Kamina Libre continua a vivere perché gli elementi che l’hanno fondata persistono ancora. Con il tempo, le cose sono cambiate, a cominciare dal rapporto con lo Stato. Anche lo Stato ha sviluppato, sulla base dell’esperienza internazionale, una pratica specifica per contrastare le pratiche antiautoritarie sovversive.
Quindi il fatto che la questione venga sollevata da lì è estremamente importante anche per noi. Voglio anche dire che è incredibilmente gratificante per me sapere che questo fa parte della campagna in corso per lottare per la mia irrinunciabile possibilità di tornare in strada. Oggi sono ancora sequestrato dallo Stato, nonostante sarei dovuto tornare in libertà nel dicembre 2023.
Siamo nel maggio 2025 e sono ancora in prigione perché mi vengono applicate le leggi della giustizia militare dell’era di Pinochet. Le condanne che ho da più di 30 anni dovrebbero essere annullate.
Ebbene, lo Stato, con i suoi stratagemmi e cavilli giuridici, è riuscito a giustificarle e a tenermi in prigione fino ad oggi.
Hanno in programma di tenermi in prigione fino al 2056, quando avrò più di 80 anni. Questo non accadrà.
Per quanto riguarda la presentazione del libro, vorrei anche chiarire – e questo è importante – che questo libro è stato pubblicato dai compagni qui in Cile quattro anni fa.
E alcuni anni fa, compagni e compagne provenienti dall’Italia e dalla Francia della casa editrice “El buen Trato” hanno realizzato un’edizione in spagnolo e ce l’hanno inviata in Cile e in Spagna. Con grande generosità questi compagni hanno portato avanti questo importante progetto inviandoci libri che ormai non ci sono più. Le edizioni “El Buen Trato” hanno dato questo contributo.
Attualmente questo è un nuovo progetto, la nuova edizione in italiano, fatta con altri compagni e compagne.
Detto questo, vi invito a continuare con il legame di complicità insurrezionale con noi, rafforzando la lotta per la mia liberazione in questa campagna internazionale per denunciare la mia situazione e per generare solidarietà concreta.
Quindi, compagni, da qui, un forte grido ribelle in questo maggio anti-carcerario, un grido di memoria per Mauricio Morales, un grido di guerra, di libertà per Alfredo Cospito, per Juan Sorroche, per Ana Beniamino, per tutti quei compagni e compagne che non posso nominare in questo momento perché non ricordo i loro nomi nei dettagli, ma so che resistono con dignità sovversiva nelle carceri dello Stato italiano.
Un forte abbraccio, sempre con il pugno alzato.
Fino a distruggere l’ultimo baluardo della società carceraria!
Finché esisterà la miseria, ci sarà ribellione!
Marcelo Villarroel
23/5/2025
Fransisco Solar prigioniero sovversivo anarchico detenuto nelle prigioni del territorio occupato dallo Stato cileno -Carcere Azienda La Gozalina- Roncagua
Kamina libre uscì e ruppe con tutta la tradizione che aveva caratterizzato, fino ad allora,
le organizzazioni dei prigionieri politici. Il loro impegno nella mobilitazione di strada, che
li portò a legarsi ai gruppi anarchici e controculturali dell’epoca, fu uno degli aspetti che
più attirarono la mia attenzione e che mi portarono a indagare sulle loro caratteristiche.
Insieme a questo, le affermazioni sul fatto che la lotta non fosse finita e che stesse solo
cambiando e mutando continuamente forma costituivano una posizione particolare e
inedita all’interno del mondo del carcere politico, che, in generale, anelava alla lotta
contro la dittatura e ignorava in modo consapevole e voluto, le lotte che stavano
nascendo e si stavano sviluppando in quegli anni. Partendo dalla premessa che la
ricerca che ho svolto sulla kamina libera era un lavoro accademico, ho sentitola
necessità di far conoscere questa interessante esperienza di lotta all’interno del carcere
in uno spazio in cui di carcere si parlava poco o nulla.
La resistenza che si svolgeva nel carcere di massima sicurezza era, all’epoca, poco
conosciuta nell’ambiente universitario e quel poco che si sapeva era legato all’attività
svolta dalle organizzazioni tradizionali dei prigionieri politici, da cui la kamina libera si
distaccò, optando per altre strategie legate al rafforzamento dei legami di solidarietà
con gli ambienti combattivi di strada.
A mio avviso, la sintonia che kamina libre ha cercato con gli spazi di solidarietà ha
rappresentato una particolarità, un successo e, senza dubbio, una forza che era
essenziale salvare e diffondere come esperienza fondamentale che sarebbe servita per
la lotta in generale e in particolare per le future generazioni di prigionieri politici. È in
questo senso che questa memoria della lotta anti-carceraria rappresenta un contributo
alle iniziative che si stanno svolgendo e continueranno a svolgersi in questo e in altri
territori nella misura in cui, oltre a essere un’esperienza di successo, è stata una
scommessa rischiosa che ha compreso che solo attraverso l’inasprimento del conflitto
è possibile, senza rimpianti e con dignità, piegare la mano delle autorità.
19/5/2025
Fransisco Solar Carcere Azienda La Gozalina- Roncagua