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🏴 Cari compagni e care compagne della regione occupata dallo Stato italiano, vi inviamo un abbraccio fraterno, pieno di affetto e lealtà dalla prigione La Gonzalina, qui a Rancagua, nella zona centrale del territorio occupato dallo Stato cileno.
Un abbraccio fraterno, sovversivo, anarchico, antiautoritario, un abbraccio che si fonde con il rispetto, l’affetto e la gratitudine di poter continuare a mantenere il legame di complicità insurrezionale con voi nel territorio dello “stivale” occupato dallo Stato italiano.
Voglio dire che la giornata che ci riunisce ha a che fare con la storia di Kamina Libre, la presentazione del libro scritto qui in Cile e che ha varcato i confini ed è stato pubblicato in Argentina, distribuito in Spagna, Germania, nella regione cilena e ora in Italia.
Per me è molto significativo che ora sia possibile tradurlo in italiano e vorrei raccontare una breve storia. All’inizio degli anni 2000, compagni della vostra regione, del vostro territorio, sono venuti nel Cono Sur di Abya-yala, come lo chiamiamo noi, in quella che i colonizzatori europei chiamano America.
Allora, nel Cono Sur, nella zona dove si trovano il Cile e l’Argentina, sono arrivati alcuni compagni e alcune compagne italiane.
Alcuni e alcune di loro ci ha fatto visita in prigione durante il mio precedente arresto. Grazie alle loro pubblicazioni, abbiamo potuto conoscerci superando la barriera linguistica, cosa non così difficile, perché nonostante tutto siamo riusciti a capirci. Da lì è iniziata una storia intermittente di legami con diversi compagni e compagne della vostra regione che dura ancora oggi.
Sono passati 23 anni, un legame segnato da diversi processi che si sono mantenuti nel tempo. Ciò significa che non è solo il legame di complicità insurrezionale che ci unisce, ma la profonda convinzione che la nostra lotta antiautoritaria sia, prima di tutto, una lotta per la distruzione dei confini. Possiamo parlare lingue diverse, ma parliamo lo stesso linguaggio di guerra contro l’esistente.
Per me questo è qualcosa di profondo valore perché trascende contesti, momenti e transitorietà, poiché significa che non si tratta di legami costruiti su una relazione temporanea e utilitaristica, ma di legami che durano nel tempo perché basati sulla profonda convinzione che, tra compagni e compagne di diverse latitudini che percorrono strade comuni, possiamo abbattere tutto ciò che ci opprime, reprime e sfrutta. I confini, il settarismo, la mancanza di riflessione, la necessaria ricerca di una fluida interrelazione, il necessario dibattito su ciò che abbiamo fatto, ciò che cerchiamo, ciò che facciamo, le nostre intenzioni, la condivisione delle nostre storie con tutti i loro dettagli.
Sono tutti questi aspetti che rafforzano un legame che si trova soprattutto nell’essere umano. Sapere che voi là, come noi qui, avete pagato un prezzo enorme per aver affrontato il dominio, per aver affrontato la società carceraria, per aver affrontato il potere perverso dell’autorità. Voi là, con i sistemi di isolamento, sorveglianza, controllo e punizione dello Stato, con tutto l’apparato repressivo della società carceraria italiana, siete riusciti a resistere al passare del tempo.
Siete riusciti a mantenere viva la fiamma dell’anarchia. Siete riusciti a mantenere la vostra pratica nonostante il 41 bis, nonostante tutto l’apparato di controllo e punizione. Una pratica che da voi là, si è mantenuta nel tempo, in particolare la pratica antiautoritaria degli ultimi 30 anni, 28 anni, 25 anni, un po’ più, un po’ meno..
E invece qui,
una pratica antiautoritaria che ha elementi propri del nostro particolare temperamento (spa: idiosincrasie), delle nostre particolarità.
Posso dire che è incredibilmente gratificante per me sapere che continuiamo a mantenere dei legami e che ora sono vivi sotto forma di libro. La storia di Kamina Libre è una storia viva, ancora presente negli ambienti di lotta, nella controcultura, negli spazi di resistenza anti-carceraria. La storia di Kamina Libre continua a vivere perché gli elementi che l’hanno fondata persistono ancora. Con il tempo, le cose sono cambiate, a cominciare dal rapporto con lo Stato. Anche lo Stato ha sviluppato, sulla base dell’esperienza internazionale, una pratica specifica per contrastare le pratiche antiautoritarie sovversive.
Quindi il fatto che la questione venga sollevata da lì è estremamente importante anche per noi. Voglio anche dire che è incredibilmente gratificante per me sapere che questo fa parte della campagna in corso per lottare per la mia irrinunciabile possibilità di tornare in strada. Oggi sono ancora sequestrato dallo Stato, nonostante sarei dovuto tornare in libertà nel dicembre 2023.
Siamo nel maggio 2025 e sono ancora in prigione perché mi vengono applicate le leggi della giustizia militare dell’era di Pinochet. Le condanne che ho da più di 30 anni dovrebbero essere annullate.
Ebbene, lo Stato, con i suoi stratagemmi e cavilli giuridici, è riuscito a giustificarle e a tenermi in prigione fino ad oggi.
Hanno in programma di tenermi in prigione fino al 2056, quando avrò più di 80 anni. Questo non accadrà.
Per quanto riguarda la presentazione del libro, vorrei anche chiarire – e questo è importante – che questo libro è stato pubblicato dai compagni qui in Cile quattro anni fa.
E alcuni anni fa, compagni e compagne provenienti dall’Italia e dalla Francia della casa editrice “El buen Trato” hanno realizzato un’edizione in spagnolo e ce l’hanno inviata in Cile e in Spagna. Con grande generosità questi compagni hanno portato avanti questo importante progetto inviandoci libri che ormai non ci sono più. Le edizioni “El Buen Trato” hanno dato questo contributo.
Attualmente questo è un nuovo progetto, la nuova edizione in italiano, fatta con altri compagni e compagne.
Detto questo, vi invito a continuare con il legame di complicità insurrezionale con noi, rafforzando la lotta per la mia liberazione in questa campagna internazionale per denunciare la mia situazione e per generare solidarietà concreta.
Quindi, compagni, da qui, un forte grido ribelle in questo maggio anti-carcerario, un grido di memoria per Mauricio Morales, un grido di guerra, di libertà per Alfredo Cospito, per Juan Sorroche, per Ana Beniamino, per tutti quei compagni e compagne che non posso nominare in questo momento perché non ricordo i loro nomi nei dettagli, ma so che resistono con dignità sovversiva nelle carceri dello Stato italiano.
Un forte abbraccio, sempre con il pugno alzato.
Fino a distruggere l’ultimo baluardo della società carceraria!
Finché esisterà la miseria, ci sarà ribellione!
Marcelo Villarroel
23/5/2025
VERSIONE LINGUA ORIGINALE:
🏴 Queridxs compañerxs de la región ocupada por el estado italiano, reciban un abrazo fraterno, un abrazo lleno de afecto y lealtad desde la cárcel La Gonzalina, aquí en Rancagua, en la zona central del territorio ocupado por el estado chileno.
Un abrazo fraterno, subversivo, anárquico, antiautoritario, un abrazo que se funde con el respeto, el cariño y la gratitud de poder seguir manteniendo el vínculo de complicidad insurreccional con ustedes en el territorio de “la bota» ocupado por el estado italiano.
Quiero decir que la jornada que nos reúne tiene que ver con la historia de kamina Libre, la presentación del libro escrito aquí en Chile y que ha traspasado fronteras y ha sido publicado en Argentina, distribuido en España, Alemania, la región chilena y ahora en Italia.
Para mí es muy significativo que ahora sea posible traducirlo al italiano y me gustaría contar una breve historia. A principios de los años 2000, compañerxs de vuestra región, de vuestro territorio, vinieron al Cono Sur de Abya-yala, como lo llamamos nosotrxs, en lo que los colonizadores europeos llaman América.
Entonces, al Cono Sur, a la zona donde están Chile y Argentina, llegaron algunxs compañerxs italianxs.
Unx de ellxs nos visitó en la prisión en mi anterior proceso carcelario. Gracias a sus publicaciones, permitió que nos conociéramos superando la barrera del idioma, cosa no tan difícil, porque a pesar de todo logramos entendernos. Y a partir de ahí comenzó una historia intermitente de lazos con diversxs compañerxs de vuestra región que perduran hasta el día de hoy.
Han pasado 23 años, un vínculo marcado por diferentes procesos que se han mantenido en el tiempo. Esto significa que no es sólo el vínculo de la complicidad insurreccional lo que nos une, sino la profunda convicción de que nuestra lucha antiautoritaria es, ante todo, una lucha por la destrucción de las fronteras. Podemos hablar idiomas diferentes, pero hablamos el mismo lenguaje de guerra contra lo existente.
Para mí esto es algo de profundo valor porque trasciende contextos, momentos y transitoriedades, ya que significa que no se trata de lazos construidos sobre una relación temporal y utilitaria, sino de lazos que perduran en el tiempo porque se basan en la profunda convicción de que, entre compañerxs de distintas latitudes que recorren caminos comunes, podemos derribar todo aquello que nos oprime, reprime y explota. Las fronteras, el sectarismo, la falta de reflexión, la necesaria búsqueda de una interrelación fluida, el necesario debate sobre lo que hemos hecho, lo que buscamos, lo que hacemos, nuestras intenciones, el compartir nuestras historias con todos sus detalles.
Son todos estos aspectos los que fortalecen un vínculo que se encuentra sobre todo en el ser humano. Saber que ustedes allá, al igual que nosotrxs aquí, han pagado precios enormes por enfrentarse a la dominación, por enfrentarse a la sociedad carcelaria, por enfrentarse al poder perverso de la autoridad. Ustedes allí, con los sistemas de aislamiento, vigilancia, control y castigo del Estado, de todo el aparato represivo de la sociedad carcelaria italiana, han conseguido resistir el paso del tiempo.
Han conseguido mantener viva la llama de la anarquía. Han conseguido mantener vuestra práctica a pesar del 41 bis, a pesar de todo el aparato de control y castigo. Una práctica que se ha mantenido a lo largo del tiempo, en particular la práctica antiautoritaria de los últimos 30 años, 28 años, 25 años, un poco más, más o menos… por ahí.
Y por aki.
Una práctica antiautoritaria que tiene elementos propios de nuestra idiosincrasia, de nuestras particularidades.
Puedo decir que es increíblemente gratificante para mí saber que seguimos sostiendo vínculos y que ahora está vivo en forma de libro.
La historia de Kamina Libre es una historia viva, todavía presente en los entornos de lucha, en la contracultura, en los espacios de resistencia anti-prisión.
La historia de Kamina Libre sigue viva porque los elementos que la fundaron aún persisten. Con el tiempo, las cosas han cambiado, empezando por la relación con el Estado. El Estado también ha desarrollado, basándose en la experiencia internacional, una práctica específica para contrarrestar las prácticas antiautoritarias subversivas.
Así que el hecho de que esta cuestión se plantee desde ahí también es extremadamente importante para nosotrxs.
También quiero decir que es increíblemente gratificante para mí saber que esto forma parte de la campaña en curso para luchar por mi posibilidad irrenunciable de volver a las calles. Hoy sigo secuestrado por el Estado, a pesar de que debería haber salido a la calle en diciembre de 2023.
Estamos en mayo de 2025 y sigo preso porque se me están aplicando las leyes de la justicia militar de la era de Pinochet. Las condenas que tengo desde hace más de 30 años deberían ser anuladas.
Pues bien, el Estado, con sus artimañas y técnicismos jurídicos, ha logrado justificarlas y mantenerme preso hasta hoy.
Planean mantenerme en prisión hasta 2056, cuando tendré más de 80 años. Eso no sucederá.
En cuanto a la presentación del libro, también quisiera aclarar -y esto es importante- que este libro fue lanzado por compañerxs aquí en Chile hace cuatro años.
Y hace unos años, compañerxs en Italia y Francia de la editorial “El buen Trato” realizaron# una edición en español y nos la enviaron a Chile y España. Con gran#generosidad estxs compañerxs siguieron este importante proyecto# enviándonos Libros que ya no quedan. Ese fue el aporte de “El Buen#Trato”.#
En la actualidad, este es un nuevo proyecto, la nueva edición en Italiano, con otrxs #compañerxs.
Dicho esto, les invito a seguir el lazo de complicidad insurrecta con nosotrxs, especialmente en esta campaña internacional de denuncia de mi situación y, a partir de ahí, generar solidaridades concretas para fortalecer la lucha por mi liberación.
Así que, compañerxs, desde aquí, un fuerte grito rebelde en este Mayo anti-cárcelario, un grito de memoria por Mauricio Morales, un grito de guerra, de libertad por Alfredo Cóspito, por Juan Sorroche, por Ana Beniamino, por todxs esos compañerxs que no puedo nombrar ahora mismo porque no recuerdo sus nombres con detalle, pero sé que resisten con dignidad subversiva en las cárceles del Estado italiano.
Un fuerte abrazo, siempre con el puño en alto.
Hasta destruir el último bastión de la sociedad carcelaria!!
Mientras exista miseria, habrá rebelión!!
Marcelo Villarroel
23/5/2025