PAOLO TODDE, compagno prigioniero ad Uta(Ca). CONTRIBUTO PERCORSI DI LOTTA


In solidarietà con il compagno Paolo Todde, in sciopero della fame a Uta, pubblichiamo il suo contributo all’iniziativa contro il carcere che si è tenuta a Pisa il 23 e 24 maggio. Ricordiamo che chi volesse può scrivergli a:

Paolo Todde

C.C.”E.Scalas”

09068 Uta(CA)

“Questa è la seconda volta che finisco in carcere, la prima nel 2017 e la seconda volta nel 2024, quindi ho il “privilegio” di poter raccontare di carcere con una certa continuità/discontinuità temporale.
Il primo ingresso nel 2017 è stato a dir poco traumatico, anche visto la nostra “spettacolare” cattura durante una rapina ad un ufficio postale di Cagliari.
La prima cosa che ricordo dell’ingresso in sezione, la sera tardi, è stata la puzza asfissiante di tabacco stantio, ed il rumore unisono delle televisioni accese.
Ci ho messo un po’ di giorni ad “ambientarmi” alla cattività carceraria in questo sicuramente aiutato dall’amico e complice walter, che nella sua vita aveva già “dimorato” delle patrie galere. Sicuramente sapevo già che, visto il mio odio verso le divise, mi sarei scontrato con i secondini giorno per giorno, ed infatti così è stato.
La composizione prigioniera vedeva una maggioranza di “delinquenti” dediti alla droga, tra loro c’erano carnefici e vittime, poi c’era una piccola minoranza di rapinatori e ladri, infine gente di ogni etnia per lo più invischiata nella droga “strano a dirsi” mancavano colletti bianchi, padroni e similari, a quanto sembra la galera non è fatta per loro.
In seguito ho conosciuto un padrone che si era intascato in maniera fraudolenta soldi della regione sardegna, ebbene questo tipo aveva molto più dignità di tanti ras locali, anche perché veniva tenuto in galera, per costringerlo a vendere il suo collettore di denaro (risaputo da tutti chi era), ed il tipo è rimasto omertoso fino all’ultimo, ed oggi tutti sono liberi di continuare nelle loro storie, anche se non penso che il tipo che stava dentro abbia ripreso a “delinquere”, quello graziato sicuro che sta continuando in quella strada.
Quindi diciamo che la composizione sociale dei prigionieri era più tendente verso il proletariato, il sottoproletariato e piccola borghesia per lo più agraria/commerciale, e come dicevo prima c’erano “carnefici” e vittime della droga.
Nelle celle (sempre stipate) spesso “dimoravano” spacciatori e consumatori, dove questi ultimi avevano un che di sudditanza nei confronti dei primi, infatti prima i consumatori erano “clienti” degli spacciatori, poi una volta dentro entrambi, erano e sono gli spacciatori che “reinvestono” i profitti ottenuti con lo spaccio, “acquistando” la manovalanza per i lavori di corvee nelle celle. Vige una solidarietà orizzontale, non ci sono cupole, situazioni sociali verticali, quindi anche il loro approccio alla galera ed agli altri galeotti, è molto diversa.
Difficilmente troviamo situazioni di acquisto di manovalanza in carcere, come invece troviamo mutui appoggi ai prigionieri di qualsiasi etnia, come è impossibile (o quasi) trovare situazioni di ruffianeria verso i secondini, se non di delazioni vere e proprie.
Certo non tutti i santi vanno in paradiso, ma la differenza tra il crimine dello spaccio, ed il crimine della rapine vede questi ultimi tenere un comportamento molto più lineare sull’omertà. Sulla autorevolezza di quando non ce lo abbiano i primi soggetti.
Al rientro in carcere per la seconda volta ho trovato un mondo molto cambiato, innanzitutto la componente prigioniera è cambiata, ormai di rapinatori se ne trovano pochi (e meno male almeno qui in galera), per lo più si parla di reati legati al commercio della droga, e non solo, se prima almeno una certa categoria di prigionieri stava confinata nelle loro sezioni, almeno qui ad Uta troviamo, in sezioni normali, molestatori seriali, misogini incalliti e sicuramente anche bugoni (spie) in incognito. Non solo, c’è anche da aggiungere che è aumentato spudoratamente lo spaccio interno di pillole, gocce e similari fornito dall’amministrazione, come la gomorrizzazione della gioventù carceraria è arrivata all’assurdo, mai mi sarei immaginato di vedere ragazzi ventenni girare in sezione col bocchino in mano, veste da camera e uno stuolo di giovinetti che fanno da soprammobili, una situazione assurda, che fa il paio sui voleri dei secondini, dove loro (i secondini) hanno bisogno di “referenti” per pacificare ogni dissidio, controversia all’interno del carcere.
Vitalità dentro il carcere ce ne è poca, si prendono parole per una sigaretta non data, per una carica di caffè negata, poi il fatto che i secondini cerchino di fare il bello e il cattivo tempo, viene visto come un disegno divino, così è stato e così sempre sarà. È innegabile che tutto ciò viene da lontano, ed uno dei principali problemi sta nella premialità dei giorni di sconti di pena semestrali, cazzo per 45 giorni di sconto di pena chiniamo la testa, ci pensiamo due volte (se non di più) a rispondere a malo modo ai secondini quando fanno cagate, quando vengono calpestati i tuoi/nostri diritti. Adesso io sono nuovamente in sciopero della fame per problemi materiali e generali dentro il carcere (dall’8 maggio), però anche se cerchi di parlare, di coinvolgere i prigionieri, questi ti guardano come un marziano che sta facendo una lotta non per sé stesso, ma per tutta la popolazione prigioniera, e c’è da aggiungere che abbiamo raccolto 150 firme (se non di più) a sostegno di un documento sulla lotta in questione.
Certo non sono solo e soletto, seguendo un nostro calendario presto entrerà in sciopero della fame un altro prigioniero, per dare a me l’opportunità di “rifiatare”, anche perché sono abbastanza mingherlino, e per chi mi conosce fuori sa benissimo che non ho nella “stiva” accumuli di materiale da consumare nel tempo, e poi anche altri sono pronti. Diciamo che si va alla giornata.
Poi quando vengono le compagne ed i compagni a far casino fuori dal carcere, tanti si entusiasmano, fanno un tifo da stadio, qualcuno cerca un approccio con me, ma il tutto finisce lì, anche cercare di dargli da leggere pubblicistica anarchica trova pochi lettori, sicuro questo è dovuto alla ignoranza che si portano dietro, poi certo ora in carcere stanno vergando nei muri della A cerchiate, qualcuno mi fa vedere i suoi pantaloni vergati anarchy, ma sono cose che portano chissà dove… Chi so accontenta gode. Ecco a me fa specie questo individualismo becero, il chiudersi in se, e vedere il tuo vicino (di branda, di cella) non come un nemico ma come un rivale, io ho più un senso di comunità, un bisogno di dialogare, di fidarmi (nel dovuto) degli altri, e questa frustrazione è per me un senso di debolezza, oh sia chiaro con le autorità, con i secondini non ce ne è per nessuno, sono un guerriero, non mi piego e non mi spezzo, e godo nel vedere l’odio e il disprezzo da parte dei secondini nei miei confronti, cosa tra l’altro reciproca ed esplicata chiaramente.
Già tanti si ricordano (prigionieri) delle mie lotte nella prima carcerazione, e vi posso assicurare che se ne ricorderanno anche in questa seconda, anche se adesso sono affamato ed innocente qua dentro (unitamente ai miei complici), e sono anche più vecchio, infatti ora a 64 anni suonati sono il più vecchio della sezione, però ci sono ancora.
Chiudo così se no divento patetico
Sempri ainnantis
UTA 12-5-2025

AGGIORNAMENTO SULLO SCIOPERO DELLA FAME:https://lanemesi.noblogs.org/post/2025/06/03/appello-urgente-alla-solidarieta-con-il-compagno-paolo-todde-in-sciopero-della-fame/